
È morto il 5 maggio, come Napoleone: e, in fondo, Massimo Mangano – non solo per l’altezza – lo ricordava, perché era un grande condottiero di squadre e di battaglie, vinte e perdute. Era deceduto all’improvviso, facendo piangere tanti amici anche in Sardegna, lui che aveva allenato (bene) l’Esperia e (un po’ meno bene) anche la Dinamo. Carismatico, affabulatore, era anche un’ottima penna: scriveva sui Giganti del Basket. La sua frase più celebre, pronunciata alla vigilia dei playoff della B2 che l’Esperia avrebbe poi vinto: la paura è come una sedia a dondolo, ti dà la sensazione di muoverti ma non ti porta da nessuna parte. Mangano era morto a Scafati, nel 2000, la sua ultima squadra, in B1. Proprio alla vigilia dei playoff che avrebbe affrontato dal sesto posto: Mangano era talmente amato dai proprio giocatori che il giorno del funerale fecero un giuramento, quello di conquistare la promozione (impossibile) e di dedicargliela. È andata proprio così. E il palazzetto di Scafati, da allora, si chiama PalaMangano. Come quello di Palermo, la sua città natale. Nel 1950: se n’è andato che non aveva 50 anni, e non ne aveva 40 quando aveva allenato l’Esperia.