
L’abbiamo vista beccare a Trento, al rientro dagli spogliatoi dopo l’intervallo lungo, un break di 24-0 in soli otto minuti passando dal +3 della seconda frazione al -24 della terza, l’abbiamo vista perdere male a Capo d’Orlando, Bologna, Caserta, più volte a Reggio Emilia, l’abbiamo vista vincere a fatica a Roma, Pistoia e Pesaro, l’abbiamo vista cadere malissimo in casa contro Varese e Trento.
Ma quando c’era da fare sul serio la Dinamo della indimenticabile stagione 2014/15 ha sparecchiato il tavolo presentando poi il conto, salatissimo, agli avversari. Tutti. Tra i playoff scudetto e le finali delle due coppe che si assegnando ogni anno in Italia, entrambe vinte in finale contro Milano, il Banco di Sardegna allenato da Meo Sacchetti, lo stesso tecnico che l’aveva portata in Serie A, ha giocato 23 partite vincendone 16. A Sassari, poi, il bilancio è stato eccezionale: 10/11, ci ha vinto soltanto Milano nei playoff. Ma anche in trasferta il quintetto del presidente Stefano Sardara, allestito anche dal general manager Federico Pasquini, non ha scherzato affatto: 5 vittorie (4 nei playoff più quella di Desio contro Milano nella finale di Coppa Italia) e 6 sconfitte. Proprio contro l’Olimpia la Dinamo ha ottenuto i risultati migliori: 6/11, ma se togliamo le “inutili” partite della regular season il bilancio sale a 6/9. Così suddivise: 3/4 al Serradimigni e 3/5 al Forum di Assago e al PalaDesio. Se non è la squadra più forte d’Italia questa… E infatti questo diamante pazzo, questo “crazy diamond” è entrato dritto dritto nella storia.