PERCHE’ NO?

Ma perché Cagliari no? La risposta a questa domanda, oltre a darla un sassarese, Stefano Sardara, che da patron della Dinamo ha regalato la Serie A2 al capoluogo mettendo al mondo la Academy, va cercata in un’altra disciplina. Il calcio: sì, proprio lui, il pallone. Cagliari, intesa come borghesia imprenditoriale, non è per propria scelta proprietaria della squadra di calcio, che milita ormai stabilmente in Serie A, e che può mungere due “mammelle” inesauribili come i diritti televisivi e la compravendita (più vendita che compra) dei giocatori. Prima Massimo Cellino, sangue piemontese nelle vene, ora Tommaso Giulini, milanese doc. Interessi in Sardegna per entrambi, è vero: ma non sono l’espressione della città. Cagliari non investe, forse perché non ci crede: gli ultimi sono stati i fratelloni Orrù, che iddio li benedica, che hanno saltato il Cagliari dal fallimento riportando in due anni dalla C1 alla A, ormai trent’anni fa. E se una città non crede in una disciplina nella quale ci si può far male ma che garantisce anche grandi profitti, figuriamoci se crede in quel basketball che invece è, di fatto, un’azienda da ricapitalizzare ogni anno. Ed è un miracolo se il bilancio a fine esercizio è zero.